giovedì 12 ottobre 2017

Presentazione Blog Tour "Come si arriva all'alba" di Gabriele Morandi - Intrecci Edizioni -

Presentazione Blog Tour
Come si arriva all'alba
Gabriele Morandi

Libriamoci prenderà parte ad un bellissimo blog tour organizzato da Intrecci Edizioni e a cui parteciperanno altri quattro blog!
 Il romanzo di cui parleremo nelle prossime settimane, e che vedrà Libriamoci responsabile dell'ultima tappa, è il giallo di Gabriele Morandi, "Come si arriva all'alba" di cui abbiamo già parlato nelle stories di Instagram sulla nostra pagina @Libriamociblog.

L'organizzazione del Tour sarà organizzata e svolta in questo modo:
























Ma di cosa parla questa nuova ed intrigante pubblicazione di Intrecci?

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Descrizione

Mentre è alla ricerca di una storia da raccontare, il disordinato scrittore Thelonius Fante, riceve una busta con la foto di un rudere, del denaro e una mappa dov’è segnato un villaggio fantasma. Da quei pochi elementi ricostruisce l’oscura vicenda di Stella Dal Fiume, una bambina incapace di parlare e camminare, scomparsa una notte in un incidente dove morirono i genitori e che riapparve dieci anni dopo perfettamente guarita. Un evento strano e forse un miracolo, reso ancor più misterioso una volta saputo che poco dopo la sua riapparizione, Stella venne trovata senza vita in un bosco. Addentrarsi nella vita di Stella sarà per Thelonius un’esperienza pericolosa, dato che troppi enigmi sono legati alla ragazzina. Cosa accadde realmente la notte dell’incidente? Chi o cosa guarì la bambina, chi l’ha uccisa, e se Stella era sola al mondo e nessuno nel suo paese, ormai scomparso, conosce o vuole ricordare la sua storia, chi ha inviato la busta a Thelonius?
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GABRIELE MORANDI, nato a Firenze nel 1967, con Robin Edizioni ha pubblicato la raccolta di racconti Forse vendicammo Hammer (2005), e i romanzi Il migliore dei mostri possibili (2008), Misericordia di vendetta (2010), Nero dei Lontanmorti (2011), Confessioni di vampiro a progetto (2012), e con Istos Edizioni L’abisso del cielo (2016). Ha vinto quattro premi letterari, ha scritto e diretto anche la pièce teatrale Andreas e la versione teatrale e radiofonica de Il Migliore dei Mostri possibili. Si occupa di multiculturalità e accessibilità per le Gallerie degli Uffizi di Firenze.

Quindi non perdete il tour, continuate a seguire Intrecci a cui sapete siamo molto legati e ci vediamo a Novembre con la recensione...

Stay Tuned

mercoledì 11 ottobre 2017

Recensione "Nanga Parbat" di Gian Luca Gasca - Alpine Studio -

Nanga Parbat
Gian Luca Gasca

Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle.
(John Ruskin)

Formato: Copertina flessibile
Pagine: 154
Genere: Racconti alpinismo
EditoreAlpine Studio



Giudizio Sintetico


8126 metri, situata nel Kashmir, terra di confini e scontri storici ma culla di una vetta che sa essere meta di gioie e esperienze estreme ma anche prigione naturali di vite, visto l'alto tasso di mortalità di chi ha provato a raggiungerne la vetta.
Nona montagna più alta della terra e montagna leggendaria per tutti i tentativi di ascensione che hanno visto calpestata quella neve e infranto il silenzio che domina ogni metro calpestato.

Proprio dalle informazioni che tutti dovrebbero conoscere, prima di affrontare la lettura di questo libro. Gian Luca Gasca ci regala un'infarinatura preziosa di storia, geografia, politica e importanti informazioni sulle condizioni atmosferiche e meteo che caratterizzano questa vetta.

Il libro di Gasca, edito Alpine Studio, ci permette di unire il racconto di un sogno comune ad esperienze uniche e spesso tragiche.
Perchè non solo tentativi riusciti e boati di gioia accompagnano queste pagine ma anche spaventosi tentativi falliti nel peggiore dei modi.
Si passa dalla delusione e dal dispiacere di chi non è sopravvissuto al Nanga Barbat, all'esultanza nell'epilogo di chi è riuscito nell'impresa.
Vite di alpini, avventurieri, scalatori, uomini e donne raccontate in una danza di desideri con la faccia rivolta verso l'alto, dove la resistenza non è tutto, dove la determinazione e l'amore per il "mondo verticale" portano ad affrontare tutto ciò che non sembra possibile.

Apre i racconti Albert Mummery, colui che, in anticipo su tutti, provò a scalare la montagna assassina divenendo leggendario non per la riuscita dell'impresa ma per la strada che aprì con il suo tentativo.
Negli anni 30 fu la volta dei tedeschi che, come le altre nazioni europee, sentivano la necessità di primeggiare nella scalata di una montagna così importante; fu così che il Nanga Parbat divenne la "montagna dei tedeschi".
Il primo a riuscire nell'impresa, la sua scalata solitaria, le vie aperte da chi ci tentò per un secolo, la drammatica ma avvincente storia di Reinhold Messner e di suo fratello, le donne che riuscirono in un'impresa così erroneamente legata al mondo degli uomini, le discese con gli sci, l'esperienza unica e mozzafiato Tomaz Humar e tante, tantissime altre esperienze che si vivono, grazie alla capacità narrativa dell'autore, come in prima persona.

Quello che più mi ha colpito di queste pagine è la passione con cui le ho lette, un genere che non credevo mi potesse appartenere così tanto conoscendo solo basi instabili.
Avventure e storie che sembrano uscite dai migliori romanzi di suspance che invece riflettono le vite fragili di persone che, attraverso sacrifici e difficoltà estreme, hanno sfidato e conquistato i punti più estremi della terra.
Una realtà, quella legata alla fragilità delle vite degli alpini, che mi ha colpita profondamente, soprattutto perchè molti sono scomparsi in altre spedizioni, magari lontani dal Nanga Parbat.
Ciò che colpisce è la necessità di sfidare la montagna per la sensazione e l'irripetibile gioia di toccarne la vetta.



Gian Luca Gasca
Classe 1991. Viandante e appassionato ricercatore della cultura di montagna nonché della storia dell’alpinismo. Amico di Roberto Mantovani, storico di alpinismo di lungo corso, ne segue i consigli fin dal suo primo lavoro specializzandosi sempre più come “reporter di montagna”. Autore de “54 giorni nel cuore delle Alpi” (Fusta, 2016).

Sito personale dell'autore:
https://montagnedigitali.wordpress.com/chi-sono/



Letto e recensito da


lunedì 9 ottobre 2017

Recensione "Gli anni del nostro incanto" di Giuseppe Lupo




Gli anni del nostro incanto
Giuseppe Lupo

Formato: Copertina flessibile
Pagine: 156
Genere: Racconti
EditoreMarsilio


Giudizio Sintetico



Negli anni dei detersivi e del Carosello, in un'Italia toccata dal miracolo, dal boom economico capace di proiettare le persone nel futuro, spettatori di novità assolute quali la Vespa prima e la 500 poi, i vestiti colorati, i capelli cotonati, scarpe di pelle e occhiali dalle forme più strane, conosciamo la famiglia protagonista di questo libro.
Li vediamo nel decimo anniversario di matrimonio dei genitori, immortalati a bordo della Vespa con il figlio maggiore Bartolomeo davanti al padre e la figlia minore Vittoria in braccio alla mamma.
Stanno andando al Bar Motta in centro a Milano , in  una domenica di Aprile che, vent'anni dopo, la mamma di Vittoria non ricorda più, dimenticata insieme al resto della vita familiare di cui, l'ormai adulta figlia, si trova a narrare per provare a sbloccare il meccanismo di amnesia che ha cancellato, come un colpo di spugna, la memoria della madre.
In un'estate dominata dai campionati mondiali di calcio in Spagna, all'interno di un ospedale milanese, Vittoria inizia il racconto della sua famiglia, partendo proprio da quella foto colpevole di aver cancellato la vita di un'intera famiglia.
A Milano, all'alfabeto delle sue periferie, all'incanto delle sue luci
Il romanzo di Giuseppe Lupo è un piccolo forziere dalla serratura debole, capace di contenere ricordi di una Milano e di un'Italia passata e il grande cambiamento della mentalità di quegli italiani che hanno visto migliorare e trasformare il modo di essere e di apparire.
Un forziere dall'apertura semplice ma in grado di contenere tesori preziosi che il lettore deve saper cogliere e apprezzare.
La famiglia di Vittoria è travolta dal cambiamento e si sentono, spesso alternati, sentimenti di nostalgia rispetto alla giovinezza dei genitori, i balli sui navigli, il romanticismo, i nomignoli, la nascita dei figli, nei confronti del presente, anni di duro lavoro ma di grandi soddisfazioni economiche, viaggi al paese d'origine per raccontare la ricchezza di Milano e dei suoi abitanti, il divario delle mentalità e la voglia di sottolineare la riuscita dell'impresa del trasferimento giustificata dalle grandi soddisfazioni.
L'infanzia di Vittoria è colorata e attraversata da tutti i fatti inerenti alla sua famiglia, da una madre indipendente e lavoratrice, restia ad immortalare momenti importanti della famiglia in fotografie, un padre desideroso di dare il meglio di se stesso per sé e per la sua famiglia, incapace però di esternare i sentimenti e dare valore ad essi, dettaglio di un grande cambiamento rispetto alla generazione dei genitori passati dove il rispetto imponeva la totale mancanza di affetto ed effusioni.

Un figlio, il maggiore, che attraversa gli anni settanta e quella prima scissione importante tra i genitori, rinforzati dal boom e dal miracolo che sentono proprio, e i figli che sentono il peso di una prima crisi generazionale mondiale, il terrorismo e la disoccupazione.
Lo sfondo di Milano che vede prima i navigli e Piazza Duomo come ritrovo per le famiglie e poi l'attentato di piazza Fontana e le conseguenze derivate.
La Milano del miracolo e la Milano del terrore.
Una famiglia stabilitasi a Lambrate, lontana dal centro città come a sottolineare che la meta non è stata del tutto raggiunta.

Un libro prezioso per chi ha vissuto quegli anni e vuole accarezzarne il ricordo, apprezzabile dalla mia generazione assente che può provare ad immaginare i vissuti di nonni e genitori e capirne dinamiche e variabili.
Il rapporto tra genitori e figli, il peso della generazione dei figli succeduta ai genitori protagonisti di un grande boom e delle influenze internazionali sulla moda e lo stile di vita, il consumismo, il trasferimento dalla campagna alla città, dal sud al nord e tantissime sfumature che il lettore deve cogliere e apprezzare.
La bellezza di queste pagine è rappresentata dai dettagli sottili ed eleganti legati alla città e alla vita dei protagonisti, i richiami storici che si fondono con le vite, tanto da rendere superflui quei numeri  degli anni che si ritrovano nei fatti storici e nei soprannomi (atomico e sovietico).
Facilità di lettura unita ad una narrazione che unisce il ricordo e la riflessione, un finale aperto come volesse suggerire che la vita non finisce con la storia del singolo e la memoria continua nelle vite di chi resta.

Una nota doverosa deve essere fatta per la puntualità e l'inserimento perfetto nel contesto di canzoni, prodotti nuovi, cambi di accessori, viaggi, nomi...tutti i dettagli storici capaci di completare un quadro già perfetto.


Giuseppe Lupo è nato in Lucania (Atella, 1963) e vive in Lombardia, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso l'Università Cattolica di Milano e Brescia. Per Marsilio ha pubblicato L'americano di Celenne (2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello, Prix du premier roman), Ballo ad Agropinto (2004), La carovana Zanardelli (2008; Premio Grinzane Cavour-Fondazione Carical, Premio Carlo Levi), L'ultima sposa di Palmira (2011; Premio Selezione Campiello, Premio Vittorini), Viaggiatori di nuvole (2013; Premio Giuseppe Dessì; tradotto in Ungheria), Atlante immaginario (2014) e L'albero di stanze (2015; Premio Alassio-Centolibri, Premio Frontino-Montefeltro, Premio Palmi). È autore di numerosi saggi e collabora alle pagine culturali del «Sole 24 Ore» e di «Avvenire»

Letto e recensito da

martedì 3 ottobre 2017

Recensione di "Dammi tutto il tuo male" di Matteo Ferrario - Harper Collins Italia

Dammi tutto il tuo male
Matteo Ferrario

Formato: Copertina rigida
Pagine: 281
Genere: Romanzo


Giudizio sintetico


"Dammi tutto il tuo male" è uno di quei romanzi che stravolgono completamente l'idea iniziale sul genere e tipo di lettura che si sta per affrontare.
Libera da opinioni e informazioni che potessero condizionare la lettura, mi sono lasciata trasportare in questo viaggio dove Andrea, il protagonista, racconta la "sua" verità, i passaggi e il percorso che, da ragazzo perbene e dal carattere schivo, l'hanno portato a diventare un assassino.

“Sono un padre e un assassino”
Cosa saremmo in grado di fare per proteggere chi amiamo? Dove è tratteggiata la linea da non superare per compromettere la nostra vita e passare dalla parte del "male"?
Un male che, una volta compiuto, si impossessa di Andrea, lo porta a riflettere e ripercorrere la sua vita, dall'infanzia con i suoi genitori, la malattia della mamma, l'incontro e la storia travagliata con Barbara e il brutale omicidio.
Una difesa senza giustificazioni, una razionale analisi delle motivazioni che hanno attivato l'interruttore della rabbia, una valutazione che Andrea sembra compiere solo per se stesso, per attenuare la battaglia con la coscienza che lo vede dividersi tra la figura di ottimo padre per la sua bimba Viola, e l'assassino in una notte dove la rabbia ha oscurato qualsiasi freno.
Il racconto di Andrea riesce a dividersi in più parti, nella prima si percepisce e assapora la volontà di crescere una bambina da solo, con le paure e le insicurezze tipiche dei genitori alle prese con il primo figlio, si condivide la difficoltà nel rispondere a certe domande e affrontare determinate situazioni ma ci si commuove di fronte ad un padre che vuole creare un'immagine pura e dolce di una mamma assente.
La parte centrale del romanzo permette di dividere il passato e il presente unendo piccoli tasselli che iniziano a dare un senso all'intera narrazione e ci si rende conto di essersi affezionati ad Andrea, pur non sapendo ancora quale crimine e con quale violenza lo abbia commesso.
Questo lascia il lettore sospeso in attesa di sviluppi che non tardano ad arrivare, nella parte finale, attraverso atti e gesti che riescono a indirizzare il lettore dalla parte del "male", spalla di quell'Andrea assassino che forse, un pochino, riusciamo a giustificare.
Una parte capace, se analizzata con la giusta attenzione, di far vacillare la certezza che crediamo di governare, di ciò che è bene e male, di ciò che può essere perdonato e quello che deve solo essere un percorso di giustizia.
Quindi, quanto può essere sottile questa linea di accettazione del male?
Le sfide di questo romanzo, scritto in modo perfetto e dalla grande capacità dell'autore di sconvolgere le carte della narrazione in modo elegante e quasi ineccepibile, sono molteplici.
Le due che credo siano le più importanti e che possono essere seme di riflessioni del lettore, vengono rappresentate da quell'asticella che Matteo Ferrario ci consegna e che ci chiede di inserire al livello di separazione tra bene e male, tra male ingiustificabile e non, tra ciò che è giustizia morale e ciò che viene rappresentato dalla giustizia giuridica.
Un'asticella che vedrete salire sempre più, riflettendo sul fatto che siamo uomini schiavi del giudizio facile  e governati dalla certezza che "non succederà mai a me"....sicuri?
La seconda sfida è quella di riuscire a leggere attentamente ogni passaggio, analizzando la profondità dei pensieri e i collegamenti che uniscono il passato personale di Andrea al presente di uomo e padre.
Un padre amorevole e premuroso o un assassino crudele e spietato?
Decidete voi...io non ho dubbi!

Un romanzo misterioso ed enigmatico che si legge lentamente, non per pesantezza, ma per necessità di analizzare e capire dove la storia del padre amorevole si unisce a quella dell'assassino.
Una lettura intensa e carica di mistero che scorre senza grandi stravolgimenti ma che riesce a "illudere" il lettore di conoscere già tutti i punti fissi della storia.
Consigliato perchè capace di unire dolcezza e brutalità, riflessioni e una grande capacità di scrittura analizzabile e giudicabile solo alla fine dell'ultima pagina.




Matteo Ferrario è nato nel 1975. Architetto, giornalista e traduttore. Ha scritto due romanzi: Buia (2014) e Il mostro dell’hinterland (2015).



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